Per il Bollettino della Società geografica Italiana e il Notiziario di studi storico-geografici
Storia della geografia
Eusebio Francesco Chini (“Padre Kino”, 1645-1711)
Ciò che non finisce mai di stupire nei regolari incontri che si svolgono a Segno, piccolo centro trentino della valle di Non, per celebrare Eusebio Francesco Chini, figura molto nota nelle esplorazioni nordamericane del XVII secolo, è la partecipazione corale della comunità, l’orgoglio e l’entusiasmo che coinvolge un intero paese. Il quale ritrova nel grande antenato il proprio volto, l’effigie della propria identità storica e la memoria del proprio passato e, dunque, un indiscutibile motivo di aggregazione.
Sì, perché tutta la comunità vive di Chini e per Chini, al quale Segno ha dato i natali, e si identifica nelle idee-forza di cui il gesuita è stato portatore.
Di tale auto riconoscimento collettivo, fondato sulla vitalità culturale e la civiltà di tutto un gruppo sociale, gran parte del merito va anche all’Associazione promotrice degli incontri che ha creato ad hoc il Centro culturale Padre Kino, nome con il quale egli amava definirsi.
L’Associazione è nata nel 1992 per desiderio della numerosa discendenza e di alcuni conterranei del missionario-esploratore di tenerne vivo il ricordo e diffonderne la conoscenza.
La data di fondazione è recente, come relativamente recente è la riscoperta in patria di Padre Kino del quale si era un tempo perduta la memoria, anche a causa della soppressione, nel 1773, della Compagnia di Gesù, cui egli apparteneva.
Il ricordo di Kino è, invece, rimasto sempre vivo e si è tramandato di generazione in generazione presso quelle popolazioni che egli contribuì a risollevare materialmente e moralmente.
Popolarissima è la sua figura nel territorio messicano di Sonora, in Arizona e nella Bassa California ove si presentò come primo animatore del moto missionario lungo i fiumi Gila e Colorado: tanto popolare da essere indicato come rappresentante dello stato di Arizona nel famedio di Washington, il tempio funerario dedicato alle memorie dei padri fondatori degli Stati Uniti d’America. Statue a cavallo — il mezzo con cui percorse lunghissimi e impossibili itinerari — monumenti e lapidi per onorarlo si ritrovano in tutti i luoghi da lui esplorati. La città messicana di Magdalena, dopo il ritrovamento dei suoi resti mortali, ha assunto il nome di Magdalena de Kino. I resti, raccolti in un complesso monumentale, sono divenuti fulcro di devozione e meta di incessanti pellegrinaggi.
In linea con la santità di Kino e la spiritualità che ne animò l’agire è il processo di canonizzazione in atto, promosso dal vescovo di Hermosillo.
In Italia, ci si è occupati diffusamente di Eusebio Francesco Chini soprattutto dal 1986, anno in cui la Provincia Autonoma di Trento ha organizzato una mostra di cartografia chiniana e un convegno internazionale che ha radunato nel capoluogo studiosi di varie discipline i quali si sono intrattenuti — ciascuno secondo il proprio punto di vista e la propria formazione — su tale figura. Si trattava della preparazione ai festeggiamenti del 1987, terzo centenario dell’arrivo di Kino nelle terre della Pimería Alta (Sonora).
Il 1987 è anche l’anno in cui l’Arizona Historical Society di Tucson commissionò all’artista messicano Julian Martinez tre monumentali statue bronzee a cavallo, destinate rispettivamente a Tucson, Magdalena de Kino e Segno.
A Segno il prestigioso monumento è collocato nel centro del paese, all’ingresso del museo voluto dall’Associazione culturale, cui si è sopra accennato, per raccontare, attraverso una ricca documentazione, l’affascinante storia del “padre a cavallo”. Accanto al museo si è creato un auditorium che ospita manifestazioni e incontri. L’ultimo di questi ha avuto luogo il 31 gennaio 2004 sul tema “California isola o penisola”.
Si è trattato di un colloquio che, approfondendo l’opera di geografo e cartografo dèl pioniere trentino, ne ha evidenziato il contributo offerto alla storia delle esplorazioni. Tra i molti meriti va annoverato l’accertamento della peninsularità della Bassa California, contro una diffusa opinione dell’epoca che ne sosteneva l’insularità.
Uno degli oratori, Marcello Graiff, ha dimostrato tramite una serie di carte l’incertezza delle conoscenze del Cinque-Seicento sul continente americano e il suo profilo costiero. Ha quindi accennato alla vastissima area esplorata da Kino e ha presentato la cartografia chiniana. Tali carte delineano con sicurezza la Bassa California che egli accertò essere una penisola per via dell’esperienza diretta, ma anche per la testimonianza degli indigeni che, inesperti di arte marittima, non avrebbero potuto recargli in dono le conchiglie azzurre della costa occidentale del Pacifico se non con un tragitto via terra.
Le carte, le descrizioni delle terre via via conosciute e tutta l’opera di Kino, ne mettono in luce la preparazione e il talento. Su questo si è soffermato Fortunato Turrini che ne ha seguito passo passo il percorso formativo dal Collegio dei gesuiti di Trento alle Università tedesche di Hall (Innsbruck), Ingolstadt, Friburgo e Monaco. Gli studi severi e rigorosi, uniti alle capacità naturali, gli fornirono le profonde conoscenze scientifiche e il metodo di lavoro utili per eccellere in tutto quanto si impegnò: nell’insegnamento universitario di matematica e scienze naturali a Ingolstadt e, quindi, nelle funzioni di cosmografo reale, astronomo, cartografo, esploratore, fondatore e organizzatore di missioni.
Ha concluso l’incontro Domenico Calarco, che ha approfondito alcuni argomenti trattati dagli oratori che lo hanno preceduto. Calarco è autore di alcune pubblicazioni su Kino. Si ricordano il recente: “Un uomo dal cuore in fiamme” (2003), sulla figura e l’opera del trentino nel contesto storico, culturale e spirituale del tempo; “l’Epistolario” (1998), una raccolta della ricca corrispondenza di Kino che rivela interessanti particolari personali e storici, e “L’apostolo dei Pima” (1995) sul metodo di evangelizzazione e l’impegno nella promozione umana dei nativi Pima.
Giuliana Andreotti